A Gerusalemme l'Alta rappresentante Ue si è incontrata con il ministro degli Esteri di Israele Sa'ar, avvertendo del pericolo che la ripresa dei raid a Gaza, in Libano e in Siria porti a una nuova e pericolosa guerra regionale
Kaja Kallas ha lanciato un appello lunedì a Gerusalemme affinché Israele fermi l'escalation nella guerra con Hamas, ripresa a Gaza la scorsa settimana, che sta causando altre centinaia di morti e nuovi sfollati.
"Quello a cui stiamo assistendo è una pericolosa escalation. Sta causando un'incertezza insopportabile per gli ostaggi e le loro famiglie e allo stesso modo sta causando orrore e morte per il popolo palestinese", ha detto l'Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, dopo avere incontrato il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar.
"La guerra può finire domani", ha replicato Sa'ar, se vengono soddisfatti i prerequisiti fondamentali, tra cui il "rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e il ritiro delle forze armate di Hamas e della Jihad islamica".
"Saremmo felici e saremo felici di raggiungere i nostri obiettivi con mezzi diplomatici. Ma se questo non è possibile, non abbiamo altra scelta che continuare i nostri sforzi militari", ha aggiunto Sa'ar.
Come si è arrivati alla fine della tregua cominciata a gennaio nella Striscia
Il cessate il fuoco iniziato a gennaio aveva messo in pausa oltre un anno di combattimenti scatenati dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, terminato nell'uccisione di circa 1.200 persone e nella presa di 251 ostaggi.
Da allora la maggior parte dei prigionieri è stata rilasciata in due brevi tregue, ma rimangono 59 ostaggi a Gaza: di questi 13 sono soldati, cinque cittadini non israeliani e 35 già deceduti.
La tregua avviata a gennaio, con la mediazione di Egitto e Qatar, prevedeva una prima fase di scambi di prigionieri, una seconda di ritiro completo di Israele dalla Striscia e una terza per la ricostruzione e il futuro governo di Gaza.
La prima, conclusa a inizio marzo, ha permesso di liberare 33 ostaggi in cambio di circa 2mila palestinesi reclusi nelle carceri israeliane.
I negoziati per dettagliare i principi concordati nella seconda fase si sono arenati quando Israele ha interrotto la fornitura di beni di prima necessità e di elettricità alla Striscia, come forma di pressione su Hamas per estendere la prima fase dell'accordo.
Israele ha il diritto all'autodifesa ma questa "deve essere proporzionata" ha detto Kallas secondo cui "la ripresa dei negoziati è l'unico modo possibile per porre fine alle sofferenze di tutte le parti".
Dalla ripresa dei bombardamenti il 18 marzo sono stati uccisi capi di Hamas e altre centinaia di palestinesi, decessi che hanno portato il bilancio di quasi un anno e mezzo di guerra a oltre 50mila morti, secondo le autorità sanitarie locali.
Kallas ha confermato che l'Ue non vede alcun ruolo per Hamas nel governo futuro della Striscia, mentre Sa'ar ha dichiarato che Israele non ha preso ancora decisioni su una possibile amministrazione militare della Striscia.